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Persona
Ruolo: mittente
Periodo: (1667–1748)
Persona, Cardinale
Ruolo: mittente
Periodo: 1685 - 1770
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona
Ruolo: mittente
Persona
Ruolo: mittente
Periodo: 1744 - 1828
Lingua: Francese
Paese: Francia
Persona
Ruolo: mittente
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Matematico, fisico, chimico e naturalista
Ruolo: mittente
Periodo: 1743 - 1804
Note biografiche: Nacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino; nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti e nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale, finché nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che, insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo, lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange. Nel 1783 la Società reale cambiò nell'Accademia delle scienze di cui Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). Nella Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farine contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con uNacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e vi militò fino al 1786. Nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino, nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti, nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale e nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Da militare, quando poteva, incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange e che più tardi, nel 1783, sarebbe diventata l'Accademia delle scienze. Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). NellaÂ�Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farineÂ�contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con una pala la farina per trasferirla al forno attraverso una tramoggia. Morozzo, pur postulando che l'esplosione fosse stata causata da un gas sviluppato dalla farina, non mancò di riconoscere per primo il ruolo della nube di polvere nella sua propagazione. Insieme a Domenico Lino Morichini (1773–1836) pubblicò poi un altro lavoro di carattere pionieristico sulla composizione del tessuto dentale di un elefante fossile. Da citare anche l'esperienza compiuta nel 1803 sulla magnetizzazione degli aghi d'acciaio sottoposti all'azione della pila di Alessandro Volta. Morozzo era socio di numerose accademie inclusa l'Accademia delle scienze di Bologna.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona
Ruolo: mittente
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Medico, chirurgo, anatomista, accademico
Ruolo: mittente
Periodo: 1752 - 1832
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona
Ruolo: mittente
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Scienziato
Ruolo: destinatario
Periodo: 1730 - 1805
Note biografiche: Fu professore nelle università di Roma e di Pisa. Nel 1765, il granduca Pietro Leopoldo II lo chiamò a Firenze nominandolo contemporaneamente fisico di corte e direttore del gabinetto di fisica del palazzo Pitti. Per questo riunì ricchi materiali nostrani ed esotici, di animali, di piante, di minerali, di rocce, ma soprattutto preparò una superba raccolta di cere che illustrano l'anatomia dell'uomo, raccolta che ebbe fama mondiale e che costituisce ancor oggi il pregio maggiore delle ricchissime collezioni del museo fiorentino. I sentimenti di generoso patriottismo acquistarono al F. l'amicizia di Vittorio Alfieri; fu trattato con riguardo dai Francesi vittoriosi in Italia, invece gli Austriaci lo arrestarono al loro ingresso in Firenze. Fu sepolto in Santa Croce. Vasta, complessa e del più alto valore è l'opera scientifica del F. Studiò i movimenti dell'iride, scoperse e descrisse lo spazio dell'angolo dell'iride che porta il suo nome (spazio del Fontana), portando un notevole contributo allo studio del sistema linfatico; s'occupò del problema dell'irritabilità che era stato posto da A. Haller, fece una serie d'esperienze sull'irritabilità muscolare e sui riflessi, sull'anatomia e fisiologia dell'orecchio, sui movimenti del cuore; precorse la moderna tecnica istologica attaccando i tessuti con acidi e alcali o colorandoli con tinture adatte; studiò gli elementi figurati del sangue, la struttura del cervello e dei nervi (di cui scoperse il cilindrasse e la guaina mielinica); indagò gli effetti della compressione e della sezione dei nervi, scoprì al microscopio la rigenerazione delle fibre nervose recise; osservò e descrisse la striatura della fibra muscolare e giunse alla scoperta (generalmente attribuita al botanico R. Brown) del nucleo delle cellule; studiò la fine anatomia dei capelli, dell'epidermide, delle unghie, delle ossa, dello smalto e dell'avorio dei denti. Sono classiche le sue ricerche nel campo della tossicologia, particolarmente quella sul veleno della vipera e l'altra su alcuni veleni vegetali (curaro, lauroceraso). Zoologo e parassitologo, studiò l'Anguillula aceti (sostenendo che è vivipara e non ovipara), la ruggine del frammento e le idatidi del cervello, dimostrandole causa della malattia del capostorno. Studiando il problema dello sviluppo, seguace dell'epigenesi, combatté la teoria della preesistenza dei germi nella dottrina della generazione. Fisico e chimico, può essere considerato come il fondatore della gasometria, avendo ideato, per lo studio dei gas, una specie d'eudiometro; eseguì ricerche sull'ossido d'azoto e sull'ossigeno; scoperse il gas d'acqua, tentò anche d'introdurre nella pratica industriale la preparazione dell'idrogeno dal vapor acqueo e ferro rovente; a lui si deve infine, in questo campo, la scoperta del potere assorbente del carbone.
Lingua: Italiano
Paese: Italia

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# Istituto/Sede Collocazione Inventario patrimoniale
Biblioteca Rosminiana, Rovereto Scatola 273, cart. 706

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