Persona

Biografia

L'agronomo Gnecco, con il titolo nobiliare di Conte, realizzò nel XVIII secolo un frutteto–agrumeto modello sul Monte di Portofino i cui terreni appartenevano alla “Magnifica Comunità di Camogli” che li cedette a Gnecco il 13 Febbraio 1741 a condizione di provvedere alle gravose spese per apportare “accomodamenti” a tale terra. Questi lavori consistettero nel ripristino della piccola spiaggia denominata "Foce", nella quale frequentemente i pescatori e i naviganti delle due riviere si rifugiavano durante i temporali e nella costruzione di un sentiero che collegava il piccolo porticciolo con due casette che, si suppone, esistessero al posto di Villa Gnecco prima della sua costruzione e avessero funzione di riparo e ristoro per gli stessi pescatori. Pertanto, si può presumere che l'attuale "Foce" e la stradina che da essa giunge all'estremità del promontorio, siano state inizialmente opera del Conte Gerolamo Gnecco, il quale, adempiuto l'accordo di "ristrutturazione" di tali terre, ne divenne il proprietario. Una pianta della casa e dei poderi, disegnata dall'ingegnere Domenico Policardi, ed una descrizione del naturalista svizzero De Saussure, entrambe del 1781, fanno risalire a tale data la costruzione della villa che si impiantava in un'area marginale dal punto di vista agricolo. Infatti, il Conte fece costruire la sua villa sul Monte di Portofino in un'area incolta e del tutto sfavorevole all'agricoltura facendo terrazzare il ripido versante del Monte, per piantarvi castagni, olivi e fichi. Alla fine, “il sito zerbino, montuoso, infruttifero e sassoso”, venne bonificato, attraverso un investimento di rilevanti somme di denaro, con il riadattamento dei fabbricati, la costruzione di muri di contenimento, interventi di manutenzione alle strade e al molo di accesso, cisterne e la messa a coltura di diversi alberi. Tant'è che nel 1821 Lord George Gordon Byron, ospite del Conte per qualche tempo, a Punta Chiappa dedicò questo componimento al suggestivo paesaggio: “C'è un incanto nei boschi senza sentiero c'è una magia nella spiaggia solitaria c'è un riparo dove nessuno penetra in riva al mare profondo, e nel musicale frangersi delle sue onde. Non amo meno gli uomini ma più la natura e in questi miei colloqui con lei mi libero da tutto ciò che sono o che sono stato per fondermi con l'universo e sento ciò che non so esprimere ma che non so neppure del tutto nascondere”.

Monografia (1770) Riflessioni sopra l'agricoltura del genovesato co' mezzi proprj a migliorarla, e a toglierne gli abusi, e vizj inveterati: operetta dedicata a sua Eccellenza il signor Marchese di Grimaldi