Carlevarijs, Luca
Biografia
Dopo la morte dei suoi genitori si trasferì dalla città natale di Udine a Venezia insieme alla sorella maggiore Cassandra, prendendo alloggio in un'abitazione di proprietà del monastero dei Carmini, sua residenza fino alla fine dei suoi giorni. Si sposò con Giovanna Suchietti, figlia dell'orefice Bastiano, da cui ebbe tre figli: Marianna fu allieva della pittrice Rosalba Carriera. Nel 1714 fu interpellato dal magistrato di Udine per esprimere un parere sul progetto di Domenico Rossi per la riforma del duomo cittadino (un'analoga richiesta gli era pervenuta da Conegliano nel 1712 e poi nel 1723 sarebbe stato interpellato dai procuratori di S. Marco) e intorno al 1718 realizzò una Veduta di piazza Contarena (ora di proprietà privata), preceduta da un disegno (conservato nel Museo delle belle arti di Budapest). Secondo le fonti, il C. non ebbe uno stabile apprendistato presso qualche maestro veneziano, preferendo piuttosto cogliere influssi provenienti da diverse direzioni; tuttavia la sua produzione, specie quella giovanile, evidenzia derivazioni dalle esperienze di Johan Anton Eismann, la cui bottega è presumibile abbia frequentato all'inizio degli anni Ottanta, insieme a suggestioni provenienti dal cavalier Tempesta, dal Reder e dal de Heursch, seguendo idee antibarocche e vicine ai temi dei “bamboccianti”. A lui si deve quindi l'avvio della grande e fortunata stagione del vedutismo veneto, che in seguito vedrà i suoi apici in Canaletto e Bellotto. Essa differisce rispetto ad altre esperienze, come quella romana del neerlandese van Wittel, per la capacità dell'artista di coniugare la precisione della raffigurazione (ottenuta anche con l'ausilio della “camera ottica”) con un'interpretazione del tutto personale del soggetto, non tanto per le scelte prospettiche adottate, quanto per la ricerca di un insieme di elementi, luci, atmosfere, situazioni e personaggi che cercano quasi di instaurare un dialogo "sentimentale" con l'osservatore. Si ritiene che la sua prima opera sia una "Battaglia navale" (di collezione privata) a cui seguono, verso la fine degli anni Ottanta, tre grandi tele per il portego della dimora dei Zenobio (ora collegio dei padri armeni mechitaristi), un Paesaggio con cascata e carovana, un Paesaggio con scena di mercato e un Porto di mare. Per la chiesa veneziana di S. Pantalone ha invece prodotto nel nono decennio del Seicento gli unici brani di soggetto religioso del suo catalogo e i soli in cui sono assenti riferimenti architettonici: Giuseppe venduto dai fratelli e Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia, composizioni in cui comunque predomina l'aspetto paesaggistico. L'anno che segna l'avvio del vedutismo veneziano è il 1703, quando l'artista pubblica la serie di incisioni dal titolo "Fabriche e vedute di Venetia" e realizza il dipinto che illustra "l'Ingresso dell'ambasciatore francese de Charmont in palazzo Ducale". Nella prima delle imprese ricordate, un album composto da centouno acqueforti che riproducono altrettanti scorci veneziani, l'artista udinese ha dato vita, sicuramente dopo anni di studi preparatori, a una vera e propria galleria di immagini, in cui ha fissato il volto cittadino, tramandando così un importantissimo corpus grafico e un fondamentale elemento di paragone per tutte le successive operazioni vedutistiche legate alla Dominante. Al contempo, con la tela che commemora l'arrivo del rappresentante di Luigi XIV (avvenuto nel 1703), l'autore introduce in laguna una nuova maniera di illustrare la realtà urbana, ancorata a ben precisi contesti architettonici, la quale dà avvio ad un itinerario espressivo che lo condurrà nel giro di poco tempo a esiti pienamente vedutistici. Contemporaneamente a tali opere Carlevarijs prosegue nella produzione di dipinti legati al genere dei capricci con porti di mare, che gli avevano già conferito una notevole fama, mettendo in luce la complementarietà fra i generi di fantasia e le vedute. Il secondo decennio del XVIII secolo segna il momento della piena maturità del maestro friulano, che in tale periodo sigla dei veri capolavori nell'arte della veduta, per altro non legati a occasioni commemorative: come lo spettacolare dipinto che raffigura Il molo con il palazzo Ducale e la Libreria eseguito intorno al 1715, in collezione privata (Succi) e la Piazza San Marco verso la basilica, forse “pendant” del precedente, nonché Piazza San Marco con la torre dell'Orologio, La Piazzetta e piazza San Marco dalla porta della Carta e Il molo del bacino di San Marco, questi ultimi in raccolte private. A un preciso avvenimento si riferisce invece la Regata in onore del principe elettore Federico Augusto di Sassonia del 1716, ora all'Ermitage. Per quanto riguarda la fortunata serie dei capricci, non sono noti esemplari eseguiti dopo il 1714, segno di una dedizione pressoché totale al genere della veduta, che evidentemente stava incontrando un grande successo. A riprova del grado di affermazione ormai raggiunto dall'artista, vi sono commissioni di prestigio e una serie di opere indirizzate a importanti collezionisti: la serie di quattro vedute richieste da Crowe, console britannico a Genova, eseguite tra il 1720 e il 1723 (oggi nella collezione Talbot di Kiplin Hall), o i quattro dipinti del 1726 per il federmaresciallo von Schulenburg (due sono in collezioni private e i restanti nel Seattle Art Museum e nel Country Museum of Art di Los Angeles). Tuttavia, nonostante l'intensa attività, l'inizio del terzo decennio del Settecento segna l'avvio di una parabola discendente per il Carlevarijs che si evidenzia in una generale caduta della qualità esecutiva e in una certa stanchezza nelle invenzioni prospettiche, forse anche in conseguenza all'emergere e al progressivo affermarsi del nuovo talento vedutistico di Canaletto. Nel 1728 l'affievolirsi della forza espressiva si accompagna al declino fisico, poiché l'artista udinese viene colpito da una forma progressiva di paralisi che nel corso di un biennio lo porta alla morte