Sur les différens procédés qui ont été employés a l'Hotel de la Monnoie de S.M. pour améliorer les traitements métallurgiques par le Chevalier de Robilant lieutenant général d'infanterie, premier ingénieur du roi. Commandant en chef le corps royal du génie, chef du corps des édiles, et membre de l'Académie Royale des Sciences
Persona, Ingegnere e mineralogista
Periodo: (1724–1801)
Note biografiche: Fu avviato presto alla vita militare e a una formazione tecnica, apprendendo i principi dell'architettura dal noto ingegnere Antonio Bertola e dell'artiglieria dall'ingegnere e comandante Antonio Felice De Vincenti, che aveva progettato il nuovo Arsenale di Torino. In servizio nel Corpo Reale d'Artiglieria dal 1742, durante la guerra di Successione austriaca fu sul campo di battaglia come luogotenente, distinguendosi a Campo Santo (1743), ma soprattutto come ingegnere, partecipando agli assedi di Modena, della Mirandola e della Rocca di Piacenza. Il suo intervento durante le operazioni di difesa della fortezza di Demonte riuscì a evitare l'esplosione della polveriera. In seguito agli assedi di Valenza, Montalbano, Villafranca, Savona, Finale Ligure e Ventimiglia, si dedicò a un intenso periodo di viaggi esplorativi che ebbero una funzione fondamentale per la formazione dei futuri ingegneri militari piemontesi, esito anche dell'azione che era stata compiuta dai diplomatici sabaudi. Nel 1749 il re di Sardegna aveva autorizzato una missione che Robilant, in compagnia di quattro cadetti delle Reali Scuole teoriche e pratiche d'artiglieria e fortificazioni, intraprese nell'Europa nord–orientale, in Sassonia, Turingia, Austria, Boemia e Ungheria. Obiettivo del viaggio era quello di raccogliere le informazioni necessarie per migliorare le attività estrattive e metallurgiche nel Regno di Sardegna. A Freiberg, in Sassonia, per circa un anno, Robilant frequentò i corsi di chimica metallurgica e mineralogia tenuti da Christlieb Ehregott Gellert, quelli di chimica metallurgica impartiti da Frederich Hoffmann, di geometria sotterranea da Johannes Zeibt e di docimastica da Johann Andreas Klotsch. Le lezioni teoriche erano arricchite da esercitazioni pratiche e da visite alle miniere e agli impianti. A Freiberg era attivo un ente, l'Oberbergamt, fondato nel lontano 1542, preposto al controllo del patrimonio mineralogico, degli impianti di produzione dell'intera Sassonia e dei lasciapassare concessi eccezionalmente ai visitatori stranieri. Nel 1752, Robilant raccolse le sue esperienze in un'opera dal titolo "Viaggi e memorie relative alle miniere di Allemagna". Resa pubblica alla fine del Settecento, l'opera avrebbe dato vita a due pregevoli copie manoscritte conservate alla Biblioteca Reale di Torino e all'Accademia delle scienze di Torino: cinque volumi riccamente illustrati con i disegni degli impianti e delle macchine di cui l'autore era venuto a conoscenza durante il viaggio. Nel corso di quel viaggio, Robilant aveva acquistato una collezione di minerali destinata a creare la base del nuovo Museo di mineralogia presso l'Arsenale torinese, di cui lo stesso Robilant sarebbe diventato direttore. Ispettore generale delle miniere dal 1752, fece carriera militare come tenente generale di fanteria fino al grado di primo ingegnere del re. Ispettore delle miniere fino al 1779, dal 1762 al 1796 diresse la scuola di metallurgia e il laboratorio di chimica delle Reali Scuole d'artiglieria di Torino. Come ispettore generale delle miniere ricevette dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino il compito di controllare lo sfruttamento minerario in Sardegna. Il 25 luglio 1783 Robilant fu nominato socio dell'Accademia delle Scienze di Torino nell'anno della sua fondazione, una delle più prestigiose istituzioni dell'Europa di fine Settecento. Sotto la protezione e al servizio del governo sabaudo, l'Accademia sperimentava un interessante incontro fra pure istanze scientifiche e concreti programmi di riforma (di qui il motto dell'Accademia: «Veritas et utilitas»). Robilant ricevette quasi subito l'incarico di leggere i periodici e i giornali scientifici tedeschi che l'Accademia riceveva, riferendone ai consoci durante le riunioni. Egli pubblicò nei "Mémoires de l'Académie royale des sciences" alcuni saggi che coronavano un trentennio di ricerche ed erano destinati ad accrescere la fama internazionale del mineralogista. Fu anche membro della Reale Accademia di agricoltura. Fra i suoi lavori si può ricordare, inoltre, "De l'utilité et de l'importance des voyages, et des courses dans son propre pays" (Torino 1790). Dal 1788 al 1798 assunse la carica di capo del Congresso degli edili. Morì quando si stava rifondando l'Accademia delle scienze di Torino con il nome di "Accademia nazionale" a opera delle autorità napoleoniche. Robilant era fra coloro che, con Prospero Balbo, Lodovico Morozzo, Sigismondo Gerdil e Giuseppe Corte di Bonvicino, furono esclusi dalla lista dei soci, cedendo il posto a studiosi più graditi al nuovo regime.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Periodo: (1724–1801)
Note biografiche: Fu avviato presto alla vita militare e a una formazione tecnica, apprendendo i principi dell'architettura dal noto ingegnere Antonio Bertola e dell'artiglieria dall'ingegnere e comandante Antonio Felice De Vincenti, che aveva progettato il nuovo Arsenale di Torino. In servizio nel Corpo Reale d'Artiglieria dal 1742, durante la guerra di Successione austriaca fu sul campo di battaglia come luogotenente, distinguendosi a Campo Santo (1743), ma soprattutto come ingegnere, partecipando agli assedi di Modena, della Mirandola e della Rocca di Piacenza. Il suo intervento durante le operazioni di difesa della fortezza di Demonte riuscì a evitare l'esplosione della polveriera. In seguito agli assedi di Valenza, Montalbano, Villafranca, Savona, Finale Ligure e Ventimiglia, si dedicò a un intenso periodo di viaggi esplorativi che ebbero una funzione fondamentale per la formazione dei futuri ingegneri militari piemontesi, esito anche dell'azione che era stata compiuta dai diplomatici sabaudi. Nel 1749 il re di Sardegna aveva autorizzato una missione che Robilant, in compagnia di quattro cadetti delle Reali Scuole teoriche e pratiche d'artiglieria e fortificazioni, intraprese nell'Europa nord–orientale, in Sassonia, Turingia, Austria, Boemia e Ungheria. Obiettivo del viaggio era quello di raccogliere le informazioni necessarie per migliorare le attività estrattive e metallurgiche nel Regno di Sardegna. A Freiberg, in Sassonia, per circa un anno, Robilant frequentò i corsi di chimica metallurgica e mineralogia tenuti da Christlieb Ehregott Gellert, quelli di chimica metallurgica impartiti da Frederich Hoffmann, di geometria sotterranea da Johannes Zeibt e di docimastica da Johann Andreas Klotsch. Le lezioni teoriche erano arricchite da esercitazioni pratiche e da visite alle miniere e agli impianti. A Freiberg era attivo un ente, l'Oberbergamt, fondato nel lontano 1542, preposto al controllo del patrimonio mineralogico, degli impianti di produzione dell'intera Sassonia e dei lasciapassare concessi eccezionalmente ai visitatori stranieri. Nel 1752, Robilant raccolse le sue esperienze in un'opera dal titolo "Viaggi e memorie relative alle miniere di Allemagna". Resa pubblica alla fine del Settecento, l'opera avrebbe dato vita a due pregevoli copie manoscritte conservate alla Biblioteca Reale di Torino e all'Accademia delle scienze di Torino: cinque volumi riccamente illustrati con i disegni degli impianti e delle macchine di cui l'autore era venuto a conoscenza durante il viaggio. Nel corso di quel viaggio, Robilant aveva acquistato una collezione di minerali destinata a creare la base del nuovo Museo di mineralogia presso l'Arsenale torinese, di cui lo stesso Robilant sarebbe diventato direttore. Ispettore generale delle miniere dal 1752, fece carriera militare come tenente generale di fanteria fino al grado di primo ingegnere del re. Ispettore delle miniere fino al 1779, dal 1762 al 1796 diresse la scuola di metallurgia e il laboratorio di chimica delle Reali Scuole d'artiglieria di Torino. Come ispettore generale delle miniere ricevette dal ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino il compito di controllare lo sfruttamento minerario in Sardegna. Il 25 luglio 1783 Robilant fu nominato socio dell'Accademia delle Scienze di Torino nell'anno della sua fondazione, una delle più prestigiose istituzioni dell'Europa di fine Settecento. Sotto la protezione e al servizio del governo sabaudo, l'Accademia sperimentava un interessante incontro fra pure istanze scientifiche e concreti programmi di riforma (di qui il motto dell'Accademia: «Veritas et utilitas»). Robilant ricevette quasi subito l'incarico di leggere i periodici e i giornali scientifici tedeschi che l'Accademia riceveva, riferendone ai consoci durante le riunioni. Egli pubblicò nei "Mémoires de l'Académie royale des sciences" alcuni saggi che coronavano un trentennio di ricerche ed erano destinati ad accrescere la fama internazionale del mineralogista. Fu anche membro della Reale Accademia di agricoltura. Fra i suoi lavori si può ricordare, inoltre, "De l'utilité et de l'importance des voyages, et des courses dans son propre pays" (Torino 1790). Dal 1788 al 1798 assunse la carica di capo del Congresso degli edili. Morì quando si stava rifondando l'Accademia delle scienze di Torino con il nome di "Accademia nazionale" a opera delle autorità napoleoniche. Robilant era fra coloro che, con Prospero Balbo, Lodovico Morozzo, Sigismondo Gerdil e Giuseppe Corte di Bonvicino, furono esclusi dalla lista dei soci, cedendo il posto a studiosi più graditi al nuovo regime.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Matematico, fisico, chimico e naturalista
Ruolo: Revisore
Periodo: 1743 - 1804
Note biografiche: Nacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino; nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti e nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale, finché nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che, insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo, lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange. Nel 1783 la Società reale cambiò nell'Accademia delle scienze di cui Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). Nella Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farine contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con uNacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e vi militò fino al 1786. Nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino, nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti, nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale e nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Da militare, quando poteva, incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange e che più tardi, nel 1783, sarebbe diventata l'Accademia delle scienze. Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). NellaÂ�Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farineÂ�contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con una pala la farina per trasferirla al forno attraverso una tramoggia. Morozzo, pur postulando che l'esplosione fosse stata causata da un gas sviluppato dalla farina, non mancò di riconoscere per primo il ruolo della nube di polvere nella sua propagazione. Insieme a Domenico Lino Morichini (1773–1836) pubblicò poi un altro lavoro di carattere pionieristico sulla composizione del tessuto dentale di un elefante fossile. Da citare anche l'esperienza compiuta nel 1803 sulla magnetizzazione degli aghi d'acciaio sottoposti all'azione della pila di Alessandro Volta. Morozzo era socio di numerose accademie inclusa l'Accademia delle scienze di Bologna.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Ruolo: Revisore
Periodo: 1743 - 1804
Note biografiche: Nacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino; nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti e nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale, finché nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che, insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo, lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange. Nel 1783 la Società reale cambiò nell'Accademia delle scienze di cui Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). Nella Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farine contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con uNacque a Torino da Giuseppe Francesco, terzo marchese di Rocca dei Baldi, quarto conte di Morozzo, e da Ludovica Cristina Lucrezia Balbo Bertone, figlia di Giulio Cesare, signore di Revigliasco e Sambuy. I Morozzo della Rocca, marchesi di Rocca dei Baldi e di Bianzè, appartenevano alla nobiltà colta di Mondovì che diede al Piemonte senatori, giudici, ministri, ambasciatori e alla Chiesa eminenti prelati. Il padre di Morozzo fu magistrato della Riforma dell'Università di Torino e sindaco della città. Protettore di scrittori e scienziati, convinse Carlo Emanuele III a nominare nel 1748 Giovanni Battista Beccaria alla cattedra di fisica. Iscrisse suo figlio sedicenne alla scuola d'artiglieria e lo fece istruire da Giuseppe Luigi Lagrange. Dopo quattro anni Carlo Lodovico entrò nel reggimento Guardie e vi militò fino al 1786. Nel 1793 ebbe il comando del reggimento di Torino, nel 1796 fu nominato brigadiere dei Reali Eserciti, nel 1798 ispettore generale di tutta la fanteria provinciale e nel 1800 entrò a far parte del Consiglio supremo di governo. Durante la vita militare non trascurò i suoi interessi scientifici: ancora adolescente, insieme ad Angelo Carena, si era cimentato nella costruzione di strumenti ottici. Da militare, quando poteva, incontrava spesso gli amici fisici, in primo luogo Giovanni Cigna che insieme a Giuseppe Angelo Saluzzo lo introdusse nella Società reale, nata nel 1760 dalla Società privata che avevano fondato con Lagrange e che più tardi, nel 1783, sarebbe diventata l'Accademia delle scienze. Morozzo ne fu uno dei membri più attivi. Nel 1769 il Governo gli affidò una consulenza importante sulle proprietà tintorie della garanza. Fece parte della Deputazione per le tinture e, nel 1788, divenne presidente perpetuo dell'Accademia, organo di consulenza tecnica del re. In quest'ambito rientrò il concorso di chimica tintoria bandito nel 1790 in cui ebbe un ruolo di primo piano. Di Morozzo si conoscono 35 lavori a stampa e alcuni inediti. Parte di questi sono di argomento naturalistico e trattano di zoologia, mineralogia, paleontologia e geofisica, qualcuno di zootecnia, astronomia, fisica, più della metà riguardano la chimica. Iniziò occupandosi del colore dei fiori e di altri vegetali (1770–73), compiendo numerosi esperimenti al buio e alla luce e passando poi a studiare l'effetto del gas solforoso (SO2). Oltre alle ceneri vegetali, studiò anche quelle animali, per verificare se mantenessero il colore del materiale d'origine (1786–87). Si interessò anche alla rugiada e ne analizzò i gas disciolti (1784–85). Fece altri esperimenti sull'aria deflogisticata (ossigeno) e sulla respirazione delle piante. Studi minori di carattere naturalistico riguardarono l'aurora boreale straordinaria osservata a Torino nel 1780, il cigno selvatico catturato in Piemonte nel 1788, i pappagalli e altri uccelli. Lavorò sull'influenza esercitata dal carbone sui gas disciolti nell'acqua e sull'assorbimento di vari gas da parte del carbone incandescente (1794). NellaÂ�Relation d'une violente détonation arrivée à Turin le 14 décembre 1785 dans un magasin de farineÂ�contenuta in "Mémoires de l'Académie royale des sciences de Turin", opera tradotta e citata tutt'oggi, spiegava la causa dell'esplosione provocata da un garzone di fornaio accendendo una lampada in un magazzino dove aveva rimescolato con una pala la farina per trasferirla al forno attraverso una tramoggia. Morozzo, pur postulando che l'esplosione fosse stata causata da un gas sviluppato dalla farina, non mancò di riconoscere per primo il ruolo della nube di polvere nella sua propagazione. Insieme a Domenico Lino Morichini (1773–1836) pubblicò poi un altro lavoro di carattere pionieristico sulla composizione del tessuto dentale di un elefante fossile. Da citare anche l'esperienza compiuta nel 1803 sulla magnetizzazione degli aghi d'acciaio sottoposti all'azione della pila di Alessandro Volta. Morozzo era socio di numerose accademie inclusa l'Accademia delle scienze di Bologna.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Torino
Ruolo: Incisore
Periodo: 1766 - 1840?
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Ruolo: Incisore
Periodo: 1766 - 1840?
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Contenuto in
L'opera sulla metallurgia offrì un importante apporto alla costruzione di forni utili a liberare i metalli dalle scorie aderenti e incluse per trasformarli in prodotti finiti.
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