Persona

Biografia

Discendeva da una famiglia di incisori di probabile origine fiamminga operante a Napoli dalla fine del XVII secolo ai primi decenni del XVIII. Figlio di Bartolomeo e scolaro dello zio Arcangelo, oltre che del nonno Francesco, Filippo si trovò a vivere e a operare in una Napoli rinvigorita dal clima illuministico e dalle conseguenze culturali delle grandi scoperte archeologiche di Ercolano, Pompei e Stabia. Incise all'acquaforte dodici ritratti per l'edizione romana del 1728 (ristampa dell'edizione di Roma del 1672) dell'opera di G. P. Bellori, "Le vite de' pittori, scultori e architetti moderni". I ritratti sono di Annibale e Agostino Carracci, D. Fontana, F. Barocci, M. Merisi da Caravaggio, P. P. Rubens, A. Van Dyck, F. Du Quesnoy, D. Zampieri, G. Lanfranco, A. Algardi, N. Poussin, L. Giordano, di cui quattro non firmati. Oltre a questi ritratti, il volume contiene, sempre di Filippo, due incisioni raffiguranti studi anatomici. Contribuì all'illustrazione degli otto volumi "Le antichità di Ercolano esposte", Napoli 1757–1792, opera monumentale voluta da B. Tanucci che a tale scopo aveva fatto fondare da re Carlo, il 13 dicembre 1755, l'Accademia ercolanense. Ha lasciato piante tematiche in linea con l'interesse per le antichità dissepolte e la storia greca e incisioni riproducenti gli apparati funebri per le solenni esequie della regina di Spagna Maria Amalia, morta nel 1760

Monografia (1744) Istituzioni arimmetiche