Monografia, Antico

Persona, Matematico
Periodo: (1710–1782)
Note biografiche: Iniziò a insegnare matematica a Napoli intorno al 1741 dove restò sempre compiendovi la sua attività di ricercatore e scrittore. L'arcivescovo di Napoli, il cardinale G. Spinelli, gli affidò l'insegnamento di matematica e fisica sperimentale nei due seminari napoletani urbano e diocesano. Si formarono a contatto diretto con lui o con le sue opere personaggi come F. Galiani, D. Cirillo e D. Cotugno. Per le proprie esigenze didattiche Della Torre compose un manualetto di Istituzioni arimmetiche, pubblicato anonimo a Napoli nel 1744 e poi, in seconda edizione ampliata e col nome dell'autore, nel 1752. L'intento dell'opera era delimitato sia dal proposito "di esporre le pure regole, che servono per numerare, senza dimostrarle", sia dall'esclusione di casi applicativi; essa incontrò una certa fortuna nella fase di transizione dalla manualistica secentesca a quella più matura del tardo Settecento meridionale, dal Caravelli alla scuola del Fergola. Grazie al rapporto di grande fiducia che aveva col sovrano Carlo di Borbone, una volta acquisita la stamperia del principe di Sansevero, questi gliene affidò la direzione e nel 1756 lo nominò suo bibliotecario, con l'incarico di ordinare anche il museo Farnesiano (poi Reale) allora a Capodimonte oltre al compito di livellare le acque nel giardini della villa di Portici. Negli stessi anni, Carlo di Borbone costituì l'Accademia ercolanense per lo studio dei resti di Ercolano e delle altre località circumvesuviane e Della Torre ne fu uno dei soci originari, con la duplice funzione di sovrintendere, come responsabile della stamperia regia, alla pubblicazione degli atti, e di consulente per gli aspetti geologici e vulcanologici. Pubblicò diverse opere scientifiche di ampio raggio che raccoglievano il sapere enciclopedico tanto caro agli illuministi
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Persona, Incisore
Ruolo: Incisore
Periodo: XVIII secolo - XVIII secolo
Note biografiche: Discendeva da una famiglia di incisori di probabile origine fiamminga operante a Napoli dalla fine del XVII secolo ai primi decenni del XVIII. Figlio di Bartolomeo e scolaro dello zio Arcangelo, oltre che del nonno Francesco, Filippo si trovò a vivere e a operare in una Napoli rinvigorita dal clima illuministico e dalle conseguenze culturali delle grandi scoperte archeologiche di Ercolano, Pompei e Stabia. Incise all'acquaforte dodici ritratti per l'edizione romana del 1728 (ristampa dell'edizione di Roma del 1672) dell'opera di G. P. Bellori, "Le vite de' pittori, scultori e architetti moderni". I ritratti sono di Annibale e Agostino Carracci, D. Fontana, F. Barocci, M. Merisi da Caravaggio, P. P. Rubens, A. Van Dyck, F. Du Quesnoy, D. Zampieri, G. Lanfranco, A. Algardi, N. Poussin, L. Giordano, di cui quattro non firmati. Oltre a questi ritratti, il volume contiene, sempre di Filippo, due incisioni raffiguranti studi anatomici. Contribuì all'illustrazione degli otto volumi "Le antichità di Ercolano esposte", Napoli 1757–1792, opera monumentale voluta da B. Tanucci che a tale scopo aveva fatto fondare da re Carlo, il 13 dicembre 1755, l'Accademia ercolanense. Ha lasciato piante tematiche in linea con l'interesse per le antichità dissepolte e la storia greca e incisioni riproducenti gli apparati funebri per le solenni esequie della regina di Spagna Maria Amalia, morta nel 1760
Lingua: Italiano
Paese: Italia

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Il libro è costituto da parte prima, seconda terza e quarta ognuna delle quali è corredata da definizioni, proposizioni, esempi, dichiarazioni e annotazioni con formule matematiche infratestuali

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IRCRES (GE) - ISEM UTENZA: Y.I.3 No Biblioteca

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