Persona

Biografia

Deuchino è una dinastia di tipografi attivi a Venezia e a Treviso dal 1570 fino almeno al 1629. Pietro fu il capostipite e ribadì nelle primissime stampe la sua nazionalità di "Gallus" o "franzese", ma ben presto vi rinunciò ed italianizzò il proprio nome. L'esordio di Pietro nell'arte veneziana è legato ad un'edizione curiosa e fortunata del 1570: le "Imagines et elogiavirorum illustriumex antiquis lapidibus" di Fulvio Orsini. Questa collezione di monumenti iconografici di ogni tipo, che valse all'autore il titolo di "padre dell'iconografia antica", è infatti illustrata in parte con calcografie con testo inciso, in parte con silografie con testo impresso. Nello stesso anno 1570 Pietro stampò da solo altri due più consistenti volumi: il volgarizzamento ad opera del poligrafo Agostino Ferentilli dei Triginta gradus scalae coelestis di s. Giovanni Climaco e un Enarrationum Evangelicarum thesaurus; negli anni successivi, fino al 1573, si limitò invece ad eseguire lavori commissionatigli da tipografi più affermati, come Giorgio Ferrari, Giordano Ziletti, Bolognino Zaltieri, e dall'editore libraio napoletano Giovanni Aniello De Maria, per cui stampò una riedizione dell'Arssphygmica di Joseph Struthius. Quando morì nel 1581 gli subentrarono gli eredi, oggi sconosciuti, che stamparono fino al 1588 sotto la ragione "Heredi di Pietro Deuchino", proseguendo fedelmente sia i suoi indirizzi editoriali sia la sua salvaguardia della buona qualità della produzione. Dopo il 1588 l'attività degli eredi Deuchino cessò improvvisamente. Evangelista, probabilmente uno degli eredi, tornò a dedicarsi all'arte della stampa dal 1593, non più a Venezia bensì a Treviso. In quell'anno è infatti editore, per i tipi del trevigiano Domenico Amici, della Relazione d'Aristea sul Pentateuco volgarizzata dal canonico veneziano Leonardo Cernoti. Nel 1596 impiantò a Treviso una propria officina, valendosi probabilmente anche di materiali tipografici e silografici già appartenuti all'officina veneziana, e fino al 1605 pubblicò quasi esclusivamente modeste operette di letterati trevigiani e veneti (Girolamo Casoni da Oderzo, Antonio Piccioli da Ceneda, Bartolomeo Burchelati, Giulio Cornelio Graziano, Andrea Menichini, Giovanni Della Torre, Venceslao Brescia, Albrighetto Rinaldi, Gismondo Florio, Giovanni Paolo Trapolin, Mario Gibelli, Bartolomeo Amigio). Sebbene la qualità delle sue stampe andasse gradatamente abbassandosi, pure egli ricevette da Venezia due importanti commissioni: nel 1606 il tipografo editore Roberto Meietti gli affidò la terza edizione della "Praxis universae artis medicae" di Andrea Cesalpino, e l'anno seguente il libraio Giovanni Battista Pulciani si rivolse a lui per la stampa della seconda edizione accresciuta della "Practica medica" di Alessandro Massaria. Evangelista strinse con Pulciani nel 1608 una società temporanea che gli permise di rilanciare la sua attività e di ritornare a Venezia, dove lavorò fino almeno al 1629. I due soci realizzarono tra il 1608 e il '10 edizioni di rilievo quali una Bibbia sistina in–folio (1608), le "Rime" del Tasso in sei volumi (1608) e il trattato "De alimentis" di Bernardino Gagia (1608); poi la società si sciolse. Evangelista stampò altre edizioni tassiane, promosse l'abbondante produzione agiografica e storica di Fortunato Olmo, benedettino di S. Giorgio Maggiore di Venezia, pubblicò testi medici, si cimentò nella calcografia dapprima in alcuni frontespizi, poi in una edizione de "Le immagini degli dei" di Vincenzo Cartari illustrata da novantatré rami (1624). Il suo lavoro più importante è però il corpus di opere del matematico ferrarese Guidobaldo Del Monte stampato nel 1615 a cura del figlio di questo. L'ultima edizione nota di Evangelista è l'"Historia della venuta a Venetia occultamente nel 1177 di papa Alessandro III" di Fortunato Olmo del 1629. I Deuchino usarono due marche. Pietro adottò dal 1575 l'emblema di due ancore legate da un cartiglio con il motto "Plus ultra" ma più spesso "His sufulta", riferimento, più che all'ancora aldina, alle Colonne d'Ercole di Carlo V, e sormontate da tre gigli con il motto "Sic inclita virtus". La marca dei suoi eredi rappresenta invece un cinghiale sotto un melo i cui frutti gli cadono addosso, con il motto "Procellis ditior", invito a saper trarre vantaggio dalle avversità. Evangelista, ripristinò invece dal 1598 la marca di Pietro, privata però dei gigli e sempre con il motto "His sufulta".

Monografia (1604) Mondo elementare et celeste