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Già dagli anni Ottanta migliaia di eritrei cercavano rifugio all'estero. Scappavano dalla carestia creata da un conflitto armato prolungato, quello della Guerra di Indipendenza. Tuttavia chi scappava conservava un forte spirito nazionalista tanto da sostenere dall'estero i guerriglieri sul fronte in Eritrea contro l'occupante etiope. Dopo trenta anni di guerra, gli eritrei hanno raggiunto l'indipendenza. Tuttavia uno dei leader del movimento indipendentista ha dato vita ad uno dei regimi più sanguinari al mondo. Dal 1998 gli eritrei hanno ripreso quindi a scappare, ma questa volta alla ricerca di libertà. In cerca di rifugio in Europa, migliaia di donne, uomini e bambini ogni anno puntano verso l'Europa. Nel mezzo la Libia, a Sud il deserto del Sahara, a Nord il Mediterraneo. Da anni i fuggitivi eritrei attraversano la Libia, affidandosi ai passatori locali fino al 2008, quando l'Italia e l'Europa hanno inaugurato la politica dei respingimenti in mare con il beneplacito del regime di Gheddafi. Ma all'indomani della Rivoluzione del 2011, l'anarchia dilagante nel Paese nordafricano da un lato ha spalancato i confini dall'altro li ha consegnati alle milizie che hanno preso il controllo del territorio. L'Europa è corsa in aiuto, tuttavia non in aiuto degli eritrei in balìa dei trafficanti degli esseri umani bensì degli suoi cittadini. Da allora il Mediterraneo si è trasformato in un'ecatombe. Delle migliaia di eritrei che continuano a fuggire dal regime di Isaias Afewerki molti muoiono nel Mediterraneo e tanti nelle prigioni libiche finanziate dalla Unione Europea.
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ISEM (MI) - ISEM | Coll 38.2 | No | Biblioteca |