Periodo: (1580–1815)
Ruolo: Tipografo
Periodo: (XVII secolo)
Note biografiche:
Viene ricordato da fra' Angelico nella sua Biblioteca Aprosiana come "libraro genovese" e "mercatante di libri". Svolse questa attività commerciale in Piazza de' Banchi a partire dal 1652, quando acquisì «co' libri la stamparia» diretta da Giovanni Domenico Peri, gestendo anche la tipografia fino alla sua morte avvenuta durante la peste che colpì Genova nel 1656–57. Questa "stamparia" fatta venire dall'Olanda e inizialmente di proprietà di alcuni imprenditori genovesi tra cui Anton Giulio Brignole Sale, funzionò sotto la direzione del Peri fino all'anno 1650 quando, con atto rogato dal notaio Giovanni Andrea Celesia il 26 ottobre, vennero definite le rispettive pendenze economiche tra i due e risolto il rapporto che li legava. Brignole Sale, dopo aver indossato l'abito talare nel 1648, nel 1652 entrò a far parte della Compagnia di Gesù; tra le conseguenze di questa scelta vi fu la cessione dell'azienda a Benedetto Guasco che continuò il doppio lavoro di tipografo e libraio come già aveva fatto il suo predecessore. Rimane testimonianza di ciò in alcuni libri da lui pubblicati, nei quali fece seguire al proprio nome come stampatore la dicitura "libraro à Banchi" oppure "libraro in piazza de Banchi". Una sua peculiarità (unico tra i tipografi liguri del Seicento) fu quella di inserire, nelle ultime pagine di alcune pubblicazioni, un catalogo dei libri stampati nella Stamperia di Benedetto Guasco. L'elenco, però, non comprendeva soltanto i testi usciti dai suoi torchi, ma anche titoli di libri pubblicati altrove e che pertanto erano oggetto di pura e semplice attività commerciale. Si suppone che, oltre a quelli prodotti durante il periodo di gestione del Peri, nella "libraria" venissero commerciati testi sacri opera di tipografi specializzati. Guasco classificava la sua produzione libraria secondo il formato dei libri, eppure si nota come alcune volte emergano delle differenze tra quanto indicato dallo stampatore genovese: evidentemente vi sono state più stampe della stessa opera realizzate in formati diversi.
Ruolo: Disegnatore tavole
Periodo: (1589–1669)
Note biografiche: Detto il Sarzana, dal nome della sua città natale, era figlio di un orefice in contatto con i Cibo Malaspina di Massa e con G. B. Salvago, vescovo di Luni–Sarzana. Quest'ultimo gli fornì i primi rudimenti del disegno mettendogli a disposizione "in abbondanza stampe, dissegni, e rilievi" sui quali esercitarsi. Inviato a Genova, dopo una breve permanenza nella bottega del pisano A. Lorni, divenne allievo di G. B. Paggi, rientrato da poco da Firenze. Attorno al 1607 ebbe inizio un soggiorno a Roma e la sua produzione pittorica con committenze sempre più importanti. Ritornò a Genova attorno al 1617, dove risiedette per lungo tempo a seguito dell'incontro con G. Lomellini, futuro doge, che gli affidò l'incarico di decorare il suo palazzo, nei pressi della Zecca. Intorno al 1624 partecipò all'allestimento di un arco trionfale in onore di Ferdinando, infante di Spagna. Da quel momento il F. fu chiamato sempre più spesso a far fronte ad incarichi pubblici, fino a divenire una sorta di iconografo ufficiale della Repubblica di Genova; allorché la città decise di eleggere solennemente a sua "regina" la Vergine (25 marzo 1637), il F. fornì cartoni e disegni per l'apparato allestito nella cattedrale di S. Lorenzo e per la statua di culto, opera di G. B. Bissoni. L'iconografia della Madonna regina di Genova, divulgata capillarmente dalle monete, che a partire dallo stesso 1637 ne recarono l'effigie, divenne in breve motivo d'orgoglio fra le nazioni genovesi attivamente presenti in altre città, come dimostrano le tele che il F. inviò a Napoli (oggi nella chiesa del Turchini) e a Palermo (quest'ultima, però, interamente riferibile alla bottega). Dal 1644 in avanti si intensificò la sua attività – iniziata nel 1634 – come fornitore di "invenzioni" per gli incisori incaricati di realizzare le antiporte di testi di varia natura (Leggi delle compere di S. Giorgio, Genova, Pavoni, 1634; G. A. Alberto, Il sole ligure nella casa Lercara, ibid., Calenzani, 1644; F. Federici, Della famiglia Fiesca, ibid., Faroni, [1646]; G. B. Veneroso, Il genio ligure risvegliato, ibid., Peri, 1650; Statuta criminalia Serenissimae Reipublicae Ianuensis, ibid., Guaschi, 1653; L. Assarino, Giuochi di fortuna..., Venezia, Giunti, 1655; A. Aprosio, La grillaia, Napoli, De Bonis, 1668). Dal 1640 in poi la sua bottega diventò un punto di riferimento imprescindibile per i giovani genovesi che intendevano dedicarsi alla pittura: vi transitarono Valerio Castello e poi Gregorio De Ferrari; vi soggiornarono molti allievi, fra i quali spicca G.B. Casoni, il quale, nei primi anni del quinto decennio, fungeva da vero e proprio alter ego del F. e che rimase fino alla fine molto legato al Fiasella. Dal 1637 in poi è documentata un'intensa attività del F. come mercante d'arte, sia in proprio che per conto terzi, o come perito nella valutazione delle collezioni.
Ruolo: Incisore
Periodo: (1648–1679)
Contenuto in
# | Collocazione | Prestabile | Disponibilità | |
---|---|---|---|---|
IRCRES (GE) - ISEM | UTENZA: Y.I.2 | No | Biblioteca |