Periodo: (34–62 d.C.)
Note biografiche: Il poeta nacque a Volterra, in Etruria, da una famiglia piuttosto agiata, non di nobili origini, appartenente all'ordine equestre e probabilmente di origine etrusca. All'età di 12 anni si trasferì a Roma per seguire le lezioni di celebri maestri tra cui principalmente Quinto Remmio Palemone e dopo 4 anni divenne allievo del filosofo stoico Lucio Anneo Cornuto a cui si deve non solo l'impronta stoica della futura formazione di Persio, ma anche l'occasione di conoscere intellettuali come Lucano, Seneca, Trasea Peto, Cesio Basso i quali influiscono notevolmente sulla sua personalità culturale. Dal carattere piuttosto sensibile e riservato, secondo la biografia, con una buona dose di forte rigore morale, si dedicò completamente ai suoi studi supportato dalla madre, dalla sorella e da una zia paterna, nella sua biblioteca contenente più di settecento volumi. Morì presso una sua villa a Roma. La sua opera venne in seguito revisionata da Cesio Basso e Anneo Cornuto prima di essere pubblicata: molte parti furono eliminate, così come il resto della produzione del giovane poeta. Persio, per definire il suo stile, utilizzò una metafora chirurgica: a suo parere, infatti, il poeta deve radere, defigere, revellere, vale a dire "raschiare via e incidere per asportare". In parole povere il suo scopo è quello di correggere, usando come arma la satira ('ingenuo ludo'), i suddetti "mores pallentes", ossia i costumi pallidi, visti come malati e quindi corrotti. A questo fine corrisponde una lingua che si definisce ordinaria e scabra. Ordinaria perché non ricerca stupefazioni stilistiche, scabra perché la iunctura acris produce una sonorità quasi fastidiosa. Questi aspetti verranno poi ripresi nel Novecento dal poeta Eugenio Montale in "Ossi di seppia" del 1925. Lo stile del poeta sembra tendere per certi versi al surrealismo: i suoi accostamenti oscuri, le sue metafore complesse, i suoi passaggi dal generale al particolare, lo hanno reso uno degli autori più difficili della latinità. In effetti il pubblico di Persio, come quello di Orazio, è selezionato, in quanto l'autore presuppone una cultura medio–alta, come evidente anche da una sorta di fastidio per il volgo e la persona comune
Lingua: Latino
Ruolo: Traduttore, Dedicatario
Periodo: 1577 - 1653
Note biografiche: Francesco Stelluti, naturalista e letterato, è stato uno dei quattro fondatori dell'Accademia dei Lincei (1603). Si trasferì a Roma giovanissimo esercitando la professione giuridica per tutta la vita e dedicandosi contemporaneamente agli studi letterari e a quelli scientifici. Il 17 agosto 1603 fondò, insieme a Federico Cesi, Johannes van Heeck e Anastasio de Filiis, l'Accademia dei Lincei, all'interno della quale viene nominato Consigliere Maggiore con il compito di insegnare ai soci matematica, geometria e astronomia. Viene anche nominato proponitor delle macchine e degli strumenti matematici e provisor e calculator sui moti delle stelle. L'appellativo scelto dallo Stelluti per sé all'interno del sodalizio linceo è Tardigrado, che ben rispecchia la sua indole di uomo e studioso tranquillo, prudente e versatile. Il suo astro protettore è Saturno, quale tutore della capacità di riflessione e di speculazione e il suo motto, Quo serius eo citius, non a caso sottolinea la convinzione secondo la quale solo con la riflessione è possibile arrivare alla Sapienza. Nel 1612 fu eletto procuratore generale dell'Accademia e l'anno seguente si recò a Napoli per fondarvi una sezione dell'Accademia "Il Liceo", che fu affidata a G. B. Della Porta. Dopo la morte di F. Cesi (1630) S. cercò di salvare l'Accademia, ma senza successo. Riuscì solamente a completare nel 1651 la pubblicazione del Tesoro messicano, corredato dall'annotazione di alcuni accademici e dalle venti Tabulae phytosophicae di Cesi. S. ridusse in tavole sinottiche i quattro libri Della fisonomia di tutto il corpo humano di G. B. Della Porta e nel Trattato del legno fossile minerale (1637) descrisse il legno fossile di Acquasparta. La sua più notevole fatica letteraria è stata proprio la traduzione delle satire di Persio in versi sciolti, pubblicata in un volume che contiene due illustrazioni di soggetto zoologico
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Ruolo: Incisore
Periodo: (1565–1638)
Note biografiche: Matthäus Greuter, figlio di un orafo, si convertì al cattolicesimo abbandonando Strasburgo per Lione in quel momento storico il secondo centro in Francia per importanza nel campo della produzione incisoria e libraria, e poi ad Avignone (1600–03). Ma fu a Roma che guadagnò successo professionale, testimoniato dal discreto numero di opere datate dei primissimi anni e dalla concessione ripetuta di privilegi decennali (1604, 1621), che avrebbero dovuto garantire all'artista l'esclusiva sulle sue creazioni, spesso, invece, copiate. Le prime incisioni datate di G. a Roma risalgono al 1604. Cospicui i rapporti dei primi anni con gli oratoriani per i quali eseguì varie riproduzioni di Filippo Neri. Tra le numerose immagini di tipo documentaristico e devozionale devono essere ricordate quelle relative alle cerimonie per il matrimonio di Cosimo de' Medici con Maddalena d'Austria (1608: cinque incisioni) e gli apparati di canonizzazione di Carlo Borromeo (1610) e di Ignazio di Loyola (1622). Uno dei settori nei quali il G. sembrò conseguire maggior successo fu quello delle incisioni di soggetto topografico e architettonico. Numerosissime sono le incisioni eseguite come illustrazioni di libri. I legami con l'ambiente barberiniano sono testimoniati dalla partecipazione a un libro finanziato dal cardinale F. Barberini (De Lateranensibus parietinis… a Francisco card. Barberino restitutis, ibid. 1625) per il quale eseguì quindici incisioni. È assai nota anche l'incisione con le api per la Melissographia di F. Stelluti (ibid. 1625), concepita come un omaggio all'emblema araldico del papa regnante, primo esempio di incisione derivata dalle osservazioni scientifiche con il microscopio e prova del contatto con l'ambiente linceo. Per i primi Lincei il G. lavorò a più riprese. Realizzò tra l'altro il frontespizio per il Persio di F. Stelluti (Roma 1630) e anche le illustrazioni per il Trattato del legno fossile dello stesso autore (ibid. 1637). Realizzò un altro frontespizio per il compendio di N.A. Recchi del Rerum medicarum Novae HispaniaeThesaurus di F. Hernández (Roma 1628), dedicato alle specie botaniche americane e ripubblicato più volte. Il suo allievo D. Widman incise il frontespizio per un'opera del linceo G.B. Della Porta (Della fisionomia, Roma 1637)
Lingua: Francese
Paese: Francia
Ruolo: Tipografo
Periodo: 1567 - 1634
Note biografiche: Giacomo Mascardi nacque nel 1567 circa a Bormio. Lavorò probabilmente alla Tipografia apostolica Vaticana, alla Stamperia orientale Medicea. Pubblicò 41 opere di soggetto scientifico tra cui quest'opera in cui gli studi del defunto Persio sono corredati da una straordinaria descrizione entomologica di F. Stelluti. In campo letterario numerosissimi sono gli opuscoli con orazioni e poesie latine d'occasione. Morì nel 1634 a Roma
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Ruolo: Dedicatario
Periodo: 1597 - 1679
Note biografiche: Nipote di Urbano VIII e fratello di Antonio e di Taddeo, divenne cardinale nel 1623 oltre a governatore di Tivoli e Fermo. Nel periodo 1627–1636 divenne bibliotecario della Vaticana, mentre nel 1632 vicecancelliere della Chiesa e segretario di Stato. Dopo l'elezione di Innocenzo X, intorno al 1646, fu costretto a rifugiarsi con i fratelli in Francia, dove ritornò qualche anno dopo. Iniziò la formazione della splendida biblioteca barberiniana (ora nella Biblioteca Vaticana) e istituì l'arazzeria Barberina, la prima arazzeria romana seriamente organizzata, alla quale lavorarono francesi, fiamminghi e italiani e dettero cartoni Pietro da Cortona, F. Romanelli e altri. L'arazzeria ebbe per marca l'ape dei Barberini.
Lingua: Italiano
Paese: Italia
Contenuto in
L'opera di Persio comprensiva di sei Saturae, per un totale di 650 esametri, ammonisce i lettori, abituati alle mode letterarie del tempo, volte esclusivamente a scopo di piacere e intrattenimento rivendicando l'originalità e ispirazione della sua poesia: nella prima satira, l'autore ripudia la consuetudine delle recitationes (esecuzioni pubbliche in cui si faceva sfoggio della propria conoscenza letteraria fine a se stessa), mentre nella seconda satira attacca le incoerenze dei religiosi che ripongono tutto nei loro dèi senza tentare essi stessi di liberarsi del male che li attanaglia. Nella terza satira, che chiude l'introduzione programmatica, propone la necessità di studi rigidi e severi perché possano essere formativi. A queste tre satire fanno seguito altre tre che sembrano costituire la pars costruens del mondo poetico e concettuale di Persio. Nella quarta satira, infatti, il poeta sottolinea l'importanza di conoscersi secondo i principi stoici e la futilità degli affari pubblici, riprendendo il tema nella quinta satira, in cui dà suggerimenti sul come liberarsi delle passioni. Questo è, appunto, uno dei tratti caratteristici di Persio, che nelle sue satire racchiude anche una funzione pedagogica, ponendosi come un elogio al maestro Anneo Cornuto. Infine, nella sesta satira, Persio afferma che la vera libertas non è un dato esteriore, proprio di un particolare ceto sociale o politico, bensì essa dipende dall'anima: affermazione, questa, che richiama la frase di Seneca: «La libertà è affrancamento dalle passioni.»
# | Collocazione | Prestabile | Disponibilità | |
---|---|---|---|---|
IRCRES (GE) - ISEM | UTENZA: Y.I.1 | No | Biblioteca |